Stefano Gallieni

Giornalista, Associazione Diritti e Frontiere (ADIF)

Da non credente ho aderito e cercherò di dare il mio contributo a questa associazione soprattutto in virtù di una ragione. Colgo nelle intenzioni, come nell’enciclica da cui prende il nome, l’intenzione e la prospettiva che spesso manca a chi come me è costretto a operare nell’emergenza. Occupandomi di tematiche connesse all’immigrazione, allo sfruttamento delle persone costrette ad un esilio che in gran parte è frutto di scelte politiche, economiche, militari, ambientali e culturali volte alla sopraffazione e all’accumulazione di profitto da parte di pochi, avverto il bisogno di una visione di insieme. Occorre a mio avviso offrire, a chi auspica un cambiamento radicale, la costruzione di un ragionamento plurale, capace di racchiudere un arco enorme di suggestioni e di saperi, e di saperli proporre come strumento di elaborazione e di speranza concreta. Colgo nel manifesto di adesione non solo la necessità di non arrendersi alla barbarie ma la certezza che esiste ancora la possibilità di invertire in maniera globale un percorso che altrimenti ci porterà verso il baratro. Operare insieme, nella diversità ma anche considerando la portata moltiplicatrice dei saperi, nostri e di chi vorrà seguirci, è certamente un’idea ambiziosa. Ma ne vale la pena.

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