Laura Cima

Ecofemminista, già deputata della Repubblica e presidente Gruppo parlamentare Verdi

Ho letto con attenzione i numerosi commenti di autorevoli aderenti all’appello e dei promotori di questa importante iniziativa sull’enciclica, perché credo che la prima novità che produce è una circolarità di esperienze verso una intelligenza collettiva, che spero capace di affrontare la complessità e la drammaticità dei problemi in cui siamo immersi. Collegialità, inclusione, ricerca delle radici, responsabilità e cura, coscienza del limite di ogni vita e quindi coscienza di mettere fine a una visione antropocentrica e a una cultura predatoria che per le ecofemministe ha un nome: patriarcato. Un pensiero che si definisce universale mentre esprime la parzialità di un solo sesso al quale dobbiamo necessariamente opporre un paradigma che fa emergere attenzione alla vita e cura, pratiche politiche che partono dal sé e rivalutano il personale e le emozioni  per smontare una razionalità di dominio sulle donne, sulla casa comune, sulla vita di tutti i viventi. Le grandi religioni monoteiste sono state per troppo tempo complici e la voce delle donne silenziata da una smania di possesso dei corpi che non ha fine, una sessualità malata che produce femminicidi, stupri, tratta e prostituzione, pedofilia.

Nel 1989, dopo la caduta del muro di Berlino, che affossava il comunismo reale e apriva grandi spazi all’ecologia ma anche al neoliberismo e alle oligarchie finanziarie transnazionali, scrivevo, e ora ripropongo, un articolo dal titolo Trasversali agli schieramenti politici:

«Si sgretolano i miti della certezza, vanno in crisi i concetti definiti e chiari e si afferma un pensiero che spezza le sfere chiuse, che ristabilisce interrelazioni tra ciò che è disgiunto, che si arricchisce delle differenze, che parte dalla singolarità, dalla temporalità e dalla località, ma cerca le connessioni per poi separare diversamente quando è necessaria la chiarezza».

Per questo devo chiarire che sussumere in “uomo” e “umanità” cancella continuamente il pensiero e l’esperienza delle donne, che il mito di Adamo ed Eva va ripensato per ricreare il paradiso terrestre ora e qui sul nostro pianeta. Mentre mi sento parte viva di questo movimento ecologico integrale a cui ci indirizza il Francesco di oggi, in armonia con il Cantico dei Cantici del Francesco di ieri, che teneva in massimo conto l’operato di quella Chiara, sempre sminuita come tutte le donne dal sistema di potere maschile, difficilmente si riuscirà a incamminarci insieme sui sentieri giusti se non ci si lascia guidare e non si sta ad ascoltare quello che tutte le donne al mondo cercano disperatamente di dire.

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